Lo scorso 8 marzo 2020 il Consiglio dei Ministri ha varato un decreto legge che ha reso lo smart working una pratica necessaria per la gran parte delle aziende italiane. È stato stabilito infatti che queste potranno ricorrere a tale pratica di lavoro senza l’obbligo di firmare accordi scritti con i singoli dipendenti ma limitandosi a segnalare la trasformazione del rapporto lavorativo entro 5 giorni dall’avvio della prestazione. I lavoratori potranno quindi disporre di una flessibilità organizzativa che si sposa a meraviglia con le misure di emergenza di queste settimane, adottate a causa della diffusione del Coronavirus.

Ma cos’è lo smart working? Detto anche lavoro agile, è una pratica moderna che si basa su un approccio totalmente autonomo al lavoro. Il funzionario infatti, a patto di essere dotato di una strumentazione tecnologia idonea, lavora direttamente da casa propria. Difatti, per lui viene totalmente meno il vincolo fisico del recarsi in sede o in ufficio. Questo approccio lavorativo prevede alla base un gran rapporto di fiducia tra un titolare e i suoi dipendenti, vista l’ampia flessibilità in termini di orari (e soprattutto di locazione) che viene loro concessa. Questo non vuol dire però che l’impegno dei lavoratori non possa essere controllato. Come avviene quindi la rilevazione presenze del lavoro agile?

Smart working: benefici e rischi di questa nuova pratica lavorativa

Prima di analizzare come funziona la rilevazione presenze in questi casi, è bene stabilire anche quali sono gli effettivi benefici e rischi dati da questa nuova forma di lavoro. A rigor di logica, il primo grande vantaggio è quello di evitare continui spostamenti da un posto all’altro. Questo permette al dipendente un risparmio temporale che può essere reinvestito direttamente sul lavoro (es. un dipendente che dovrebbe partire da casa alle 7.00 del mattino per raggiungere l’ufficio alle 8.30, potrebbe invece dare disponibilità a lavorare da remoto già alle 8.00).

Oltre a questo, ci sono da considerare anche il risparmio economico dato dal non utilizzo di automobile o trasporto pubblico, a cui si aggiunge il conseguente mancato impatto ambientale. Bisogna tener conto, infine, del fatto che una mancanza di vincoli orari rigidi può ridurre lo stress del funzionario, portando a lungo andare ad una miglior performance.

Non mancano però i rischi: non è detto che stare chiusi in casa possa essere sempre un vantaggio. Si pensi a quei dipendenti con figli, i quali potrebbero rappresentare una continua fonte di distrazione. Il lavoro agile poi, “non ha orari”: essere flessibili significa essere reperibili sempre, col rischio di lavorare di notte, nel pieno del week-end o in periodi di vacanza.

La rilevazione presenze per lo smart working: le modalità

Evitare il contagio da Covid-19 è diventato il mantra degli ultimi giorni, a tal punto da trasformare l’idea di smart working da pratica alternativa a necessaria. Rimane il problema però, soprattutto per i datori di lavoro, di rilevare le presenze dei propri dipendenti. Monitorare i loro spostamenti, assisterli e soprattutto calcolare le effettive ore di lavoro è diventato complicato. Se prima era sufficiente la timbratura del cartellino in ufficio, ora non è più possibile ragionare in questi termini. Per risolvere il problema, le soluzioni sono sostanzialmente due.

La prima di queste prevede l’utilizzo di marcatempo portatili che possano garantire una rilevazione automatica delle presenze. Si tratta di sistemi di controllo che permettono di integrare all’interno di un dispositivo portatile le funzionalità del GPS e la conseguente trasmissione di dati via GPRS. Detto in parole povere, il dipendente potrà ufficializzare l’avvio del proprio turno in qualsiasi luogo premendo un semplice bottone, che corrisponde ad una sorta di timbratura virtuale. E per le aziende che non vogliono aumentare i costi dati da questi nuovi marcatempo portatili? L’alternativa è quella di dare la possibilità ai dipendenti di fare tutto tramite delle applicazioni da installare sui propri smartphone o tablet. A queste è affidato il compito di monitorare spostamenti ed orari sfruttando il sistema GPS. Il lavoro casalingo sembrava già destinato, a priori, a diventare una pratica diffusa: il Coronavirus non ha fatto altro che accelerare i tempi.